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Presentazione
  Siamo disabili che, nonostante le disabilità, vogliono condurre ciascuna e ciascuno una vita con un grado di libertà comparabile con quello delle altre persone.  Quindi, possiamo dire che per noi la Costituzione italiana, soprattutto nei suoi articoli 2 e 3, è essenziale, anche se tutt'altro che sufficiente.
  Per questo fondamentale motivo, riteniamo di dover stare sulla stessa barca di tutte e tutti coloro che lottano per la difesa della Costituzione e l'affermazione e l’ampliamento dei diritti di ogni essere umano e contro la logica distruttiva.

Quadro generale
  Ormai da anni, è evidente che il nostro Paese sta regredendo a livelli che una volta si sarebbero definiti “da terzo mondo”.
  L’implosione dei Paesi cosiddetti a “socialismo reale” ha tolto ogni remora alle politiche di compressione dei diritti economici sociali e di cittadinanza.  In Italia, ciò è stato accentuato particolarmente da una totale rinuncia da parte delle istituzioni a perseguire una politica economica che tuteli gli interessi generali.
  Siamo andati avanti rovinando irreparabilmente il territorio con le “grandi opere” e la cementificazione selvaggia.  Inoltre, per farsi accettare come forza di governo da quelli che oggi si chiamano “poteri forti”, gli ex comunisti sono stati i più solerti smantellatori dei diritti, operando in ogni materia un processo di “delegificazione”, cioè di una gestione soprattutto delle prestazioni sociali solo attraverso atti amministrativi.  Gli stessi ex comunisti e le forze loro alleate hanno introdotto la precarizzazione del lavoro col “pacchetto Treu” ed hanno introdotto di fatto un servizio pubblico non universalistico creando l’Isee (indicatore della situazione economica equivalente) che provoca un forte impoverimento di chi non è già in miseria.   Tutto ciò ha portato alla totale disattenzione sia per gli anziani che per i giovani e per il futuro.
  Insomma, è purtroppo evidente che ormai in quasi tutto il mondo a chi governa non interessa minimamente perseguire e tutelare il benessere e i diritti delle persone che formano la collettività.

Per la liberazione dei disabili, per la liberazione di tutte e di tutti
  La presenza del Vaticano ed altre ragioni storiche hanno prodotto in Italia una tradizione per cui i non disabili si sono sempre sentiti autorizzati a comandare sui disabili, o comunque a pretendere di sapere quali fossero le soluzioni migliori per questi ultimi.
  Il movimento per la vita indipendente nacque a Berkeley (California) nel 1964 nell’ambito della contestazione studentesca e può considerarsi il primo movimento di liberazione dei disabili.  Tale movimento ben si è agganciato con quello che qui in Toscana alcuni disabili avevano iniziato ad elaborare.
  Mentre la gran parte del “mondo della disabilità” ha continuato a vedere i disabili come incapaci di identificare i loro veri interessi e perciò da considerare solo oggetti (di cura, di prestazioni sociali, ecc.), noi pratichiamo l’autodeterminazione e l’autorganizzazione, cioè l’esatto contrario della logica dei capi o leader che oggi domina la scena politica istituzionale e non solo.  Solo noi disabili possiamo sapere davvero di cosa e in che misura abbiamo bisogno.  Così come nessuno si scandalizza del fatto che il movimento femminista sia composto di sole donne o il movimento di liberazione degli afroamericani sia composto di soli neri, la stessa cosa deve valere per i disabili.  Ciò è ben diverso dal dire che vogliamo essere isolati.  Infatti, molti uomini lottano a fianco delle donne femministe e molti bianchi sono a fianco dei neri.
  Intendendo la vita indipendente come “vita autodeterminata”, ne consegue che una della chiavi fondamentali di essa è l’assistenza personale, cioè la disponibilità per la persona disabile di assistenti personali alle proprie dipendenze, scelti e formati direttamente dalla stessa singola persona disabile, che l’aiutino a fare tutte quelle cose che non può fare da sola e consentire così di condurre la vita nelle condizioni di libertà richiamate all’inizio.
  La Regione Toscana costringe i disabili gravi ad alzarsi, mangiare, andare in bagno, pulire la casa e tornare a letto in 4 ore in tutto.  Questa è una enorme violenza perpetrata in misura tanto maggiore proprio sulle persone che hanno più necessità di assistenza personale.  Così, può succedere ed è successo che per mancanza di assistenza personale un disabile sia costretto a passare la notte sulla carrozzina perché non c’è chi lo aiuta a mettersi a letto.  Sempre per mancanza di assistenza personale, altri disabili sono costretti ad assumere farmaci per evacuare una sola volta alla settimana, con conseguenze non certo positive sul loro stato di salute.  La mancanza di assistenza personale può costringere una persona disabile ad aspettare ore per bere un bicchier d’acqua o per andare in bagno; o a non uscire di casa per intere settimane o addirittura mesi perché i soli assistenti che trova non hanno la patente di guida.
  Inoltre, attraverso la burocrazia dei servizi sociali, la Regione impone ai disabili che hanno una famiglia di fare conto su genitori (ormai molto anziani) fratelli o sorelle o partner per soddisfare i loro bisogni di assistenza personale.  Ciò è barbarie allo stato puro perché significa costringere disabili e familiari a delle relazioni basate sullo stato di necessità e sui ricatti affettivi.  Infatti, nessun familiare si sottrarrà al “dovere” di aiutare la persona disabile, anche se ciò è molto logorante; d’altra parte, la persona disabile si renderà perfettamente conto delle fatiche dei familiari e non sarà affatto libera di svolgere la propria vita.
  Questi sono esempi di situazioni realmente accadute.  Queste forme di violenza riducono di molto la voglia di vivere delle singole persone disabili.
  Abbiamo già accennato alla perversione dell’Isee in generale.  L’applicazione di questo strumento alla disabilità provoca mostruosità ancora più aberranti.  Nei passati decenni, prevedendo che i loro figli disabili non avrebbero potuto lavorare e quindi mantenersi, molti genitori avevano messo da parte un po’ di patrimonio proprio per garantire un minimo di futuro a questi figli disabili.  D’altra parte, non ci vuole molto a capire che condurre una vita paragonabile a quella di tutti i cittadini costa moltissimo di più quando si hanno disabilità gravi (casa accessibile, auto adattata, ausili che la Regione non passa, ecc. ecc.).  Ne consegue che i disabili ricchi e facoltosi che potrebbero abusare delle prestazioni si contano sulla dita di una mano in Toscana e sicuramente potrebbero essere individuati senza ricorrere all’Isee.  Inoltre, con tutta la disoccupazione e tutti gli altri problemi drammatici che ci sono, questa storia dell’isee costringe i pochi disabili gravi che lavorano a licenziarsi per non perdere la gratuità di certi servizi.  Per questi motivi, è del tutto evidente che imporre l’Isee sulle prestazioni inerenti la disabilità produce solo ingiustizie.  Sostenere il contrario significa solo o essere in malafede o essere nella più abissale ignoranza della realtà vera della vita.  Ed è bene ricordare che il PD ha escogitato l’isee per far pagare i servizi sociali a chi li utilizza anziché ai ricconi che non pagano le tasse.
  In tutti i campi del lavoro, le qualità necessarie sono riconosciute quanto meno mediante una adeguata retribuzione.  Non si vede perché questo elementare principio di rispetto non valga per il lavoro riproduttivo e in particolare per gli assistenti personali.  Comuni e Regione ci costringono a trattare gli assistenti personali come schiavi per le cifre irrisorie che ci danno.  Lavorando in queste condizioni, gli assistenti migliori cercheranno e troveranno altri lavori; e noi ci troveremo sempre costretti a cercare nuovi assistenti personali, faticando molto per trovarne di adeguati.
  Quindi, non ci stancheremo mai di ripetere che le risorse che la Regione Toscana mette in campo per la Vita Indipendente sono vistosamente insufficienti, sia come entità, sia come strumentazione normativa: di fatto i nostri diritti di libertà sono regolati con semplici delibere di Giunta che notoriamente durano un anno e devono essere rinnovate, con la conseguente estrema precarizzazione delle nostre vite.  Questo è palesemente incostituzionale.
  Ancora una volta, ribadiamo che la Regione deve cambiare rotta, aumentando le risorse per la Vita Indipendente delle persone disabili e riconoscendo quest’ultima come diritto soggettivo perfetto.
  Occorre anche rilevare che dare i soldi ai singoli disabili che vogliono fare vita indipendente potrebbe essere un potente contributo alla ripresa dell’occupazione, assai più del tunnel sotto Firenze e altre menate del genere.
  Infine, va ricordato che, storicamente, gli attacchi alle condizioni di vita dei disabili sono sempre stati il primo passo per colpire le condizioni di vita della popolazione in generale.

Condivisione di obiettivi
  È da ritenere che questo sia il periodo più buio del dopoguerra e uno dei periodi più bui della storia dell’umanità; eppure, pur essendoci molto malcontento, ci sono poche lotte, troppo poche proteste rispetto alla gravità del momento.  È indispensabile muoversi.
  Quelli che sono al potere non si fanno il minimo scrupolo a distruggere il mondo, a far morire più o meno lentamente milioni di persone.  È certo molto diverso dal nazismo nei modi, nei metodi, negli obiettivi immediati.  Però si sta configurando una situazione in cui, per quanto riguarda i disabili, il risultato ultimo non è, e sopratutto non sarà, poi tanto diverso: per la propria ingordigia non esitano a causare morte, distruzione, disperazione.  Se si guarda seriamente la situazione, è follia, se non altro perché così facendo, un po’ dopo di noi, ma finiranno anche loro per autodistruzione.
  È perciò indispensabile agire e lottare tutti insieme.  Purtroppo è ormai superato il momento di allearsi, a esempio, per le lotte degli anziani, delle donne, dei disabili.  Certo, queste lotte sono indispensabili, ma oggi è indispensabile prima di tutto lottare tutti insieme contro la follia dell’ingordigia del potere, essere tutti uniti contro la distruzione.  Perciò, è indispensabile che ognuno di noi partecipi agli incontri degli altri per ascoltare e poi che tutti insieme partecipiamo alle lotte di tutti.

Associazione Vita Indipendente ONLUS