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I passettini in avanti
  Nella delibera qui menzionata c'è un piccolo passo avanti nel senso che i fondi messi a disposizione salgono a 5 milioni di Euro.  Il passo avanti è da considerare piccolissimo perché in realtà le somme necessarie sarebbero molto maggiori. E tali risorse esisterebbero sicuramente viste le ricchezze inimmaginabili che vengono sperperate.
  Tutto il contenuto “normativo” sulla vita indipendente è nell'Allegato A della delibera, ed è perciò questo che deve essere esaminato in dettaglio. In tale Allegato A ci sono alcuni piccoli passi avanti per la vita indipendente:
-     l'importo minimo mensile sale a 800 euro;
-     è previsto che il finanziamento per la vita indipendente possa continuare oltre il sessantacinquesimo anno di età;
-     non è più richiesto in maniera esplicita che debba essere rifatta la domanda annualmente;
-     per la rendicontazione delle spese è consentito di tenere la documentazione a casa propria, senza cioè doverla inviare;
-     è terminata la fase di sperimentazione, durata molti anni, e si entra, per così dire, a regime. Si osservi che in Veneto la cosiddetta sperimentazione è durata un anno.
  Ci sono tuttavia molti altri punti, che, oltre a non essere accettabili, risultano incompatibili pure con alcuni precetti costituzionali fondamentali.
 
Le principali cose inaccettabili
Assunzione di assistenti personali
  È previsto già dal titolo dell'Allegato A che il finanziamento per la vita indipendente, di cui si occupa la delibera in esame, sia finalizzato soltanto all'assunzione di assistenti personali.
  Si osserva che è possibile disporre di prestazioni lavorative regolari anche senza l'assunzione dei lavoratori. Fenomeno questo del resto ampiamente diffuso nella società contemporanea. Si rileva pertanto che, mentre le imprese, cooperative ecc. vengono agevolate in molti modi consentendo loro di ricorrere a personale retribuito attraverso le più diverse forme contrattuali, viceversa per le persone con handicap grave, cioè per quelle che si trovano in maggiori difficoltà, e per questioni personalissime e delicatissime, si impone il vincolo dell'assunzione diretta. Insomma, anziché adempiere all'obbligo anche giuridico di agevolare le persone con handicap grave, se ne complica ulteriormente la vita in una prospettiva sovietica, che pare fuori luogo.
I limiti d'età
  Già in prima pagina dell'Allegato A viene prevista la vita indipendente soltanto per chi è in età adulta.  A pagina 2 viene poi più dettagliatamente specificato che la vita indipendente viene finanziata soltanto per chi ha tra i 18 ed i 65 anni, salve alcune deroghe per chi supera il sessantacinquesimo anno d'età.
  È noto che, nel processo di crescita di un ragazzino e di un adolescente, è di fondamentale importanza che, con molta gradualità, queste persone si stacchino via via dai genitori, per imparare a conoscere se stessi ed il mondo, in modo da arrivare alla maggiore età con le capacità di sapere iniziare a cavarsela da soli.  È poi evidente che questo è maggiormente importante per chi ha gravi difficoltà psico-fisiche-mentali-sensoriali perché con queste difficoltà è più difficile imparare a conoscere se stessi ed il mondo. Viceversa, con l'imposizione dei 18 anni per la vita indipendente, la Regione Toscana nega questa fondamentale possibilità a tutta una serie di persone, e ciò fa si che questi individui in età adulta, saranno ancora più disabili di quanto sarebbe stato evitabile.  E questo contrasta anche con la Convenzione Onu sui disabili laddove (lett. e del Preambolo e co. 2 dell'artt. 1) viene stabilito che la disabilità è un fatto sociale.
  Viene poi prevista la possibilità che al raggiungimento del sessantacinquesimo anno di età possa continuare il finanziamento per la vita indipendente.
  Si osserva che questa continuazione del finanziamento è prevista non come un diritto per le persone disabili, bensì come una facoltà concessa alle autorità. Perciò può accadere, e sicuramente accadrà, che molte persone con gravi disabilità, al compimento del sessantacinquesimo anno di età si vedano negare ulteriori finanziamenti per la vita indipendente.
  Inoltre la possibilità di continuare a ricevere i finanziamenti per la vita indipendente è prevista soltanto per chi ha iniziato a ricevere detti finanziamenti prima del sessantacinquesimo anno.  Dunque chi diventa disabile dopo il sessantacinquesimo d'età, o necessità di assistenza personale per la vita indipendente dopo tale età, si vede negati tali finanziamenti.  Il fatto è che è noto che il modo più efficace per accorciare la vita alle persone anziane è quello di metterle da una parte ad aspettare la morte.  Perciò negare i finanziamenti per la vita indipendente (sia come continuazione di quelli precedenti che come un fatto nuovo) sicuramente significa accorciare di molto la vita agli anziani.
 
Il ruolo delle UVM
  Viene attribuito un ruolo enorme alle Unità di Valutazione Multifunzionale sotto molteplici punti di vista, fra cui:
-     valutare il livello delle prestazioni;
-     definizione del progetto assistenziale personalizzato;
-     obbiettivi da perseguire;
-     risorse da destinare alla vita indipendente del singolo;
-     possibilità di continuare la vita indipendente oltre il sessantacinquesimo anno di età;
-     quali necessità del disabile soddisfare;
-     quali prestazioni convertire da dirette ad indirette;
-     entità del finanziamento individuale mensile;
-     a quali persone dare la vita indipendente.
  In sostanza, se i disabili non si oppongono alla prassi voluta dalla Regione, in teoria la chiamano vita indipendente, ma in pratica le UVM, cioè i servizi sociali, finiscono per essere loro a decidere moltissime cose della vita del singolo disabile.  Insomma per una serie di questioni personalissime, che ogni cittadino normodotato decide per conto proprio, per chi ha un handicap grave la Regione vorrebbe che venissero decise dall'UVM.  Alla faccia della dignità, dell'autodeterminazione e dell'eguaglianza tra le persone.
 
Le complicazioni burocratiche
  Siamo in periodo storico in cui, per le imprese e per la generalità dei cittadini, vengono stabilite una serie di semplificazioni burocratiche.  Sicuramente le persone con handicap grave dovrebbero essere fra le prime a beneficiare di queste semplificazioni.  Fra l'altro c'è anche una norma di legge statale che assegna proprio alle Regioni il compito di semplificare gli adempimenti burocratici che hanno a che fare con dell'handicap grave. Viceversa, nella delibera qui in esame, la Giunta Regionale Toscana complica ulteriormente gli adempimenti burocratici a carico di chi ha un handicap grave.  Per esempio per accedere alla vita indipendente viene chiesto:
-     “adeguata ed aggiornata documentazione sanitaria”, oltre all'attestato sull'handicap grave previsto come sufficiente dalla legislazione vigente;
◦      oltre ad essere un appesantimento burocratico non previsto dalla legge, questa “documentazione sanitaria”, fatti salvi rarissimi casi, è del tutto inutile ai fini della vita indipendente;
-     è necessario presentare un progetto personalizzato e dettagliato di vita. Il fatto è che su questo pianeta oltre 6 miliardi di persone vivono la propria vita senza dover stendere un progetto di vita scritto. Viceversa a chi ha un handicap grave, magari non può scrivere da sé, oppure può farlo solo con difficoltà, la Regione Toscana chiede di dover stendere anche un progetto scritto di vita;
-     è richiesta una rendicontazione scritta del 90% della spesa, mentre, ad esempio, per i ricchi finanziamenti per gli assistenti degli onorevoli, finora non era richiesta nessuna rendicontazione, e pare che in futuro verrà richiesta la rendicontazione solo del 50% dei finanziamenti ricevuti.
 
Le risorse assegnate
  In molti punti viene stabilito che il finanziamento per la vita indipendente è dato in base alle risorse assegnate. Solo che l'entità di queste risorse viene decisa in base alla valutazione politica della partitocrazia. Quindi tutte le persone non disabili possono esercitare almeno le libertà fondamentali senza che nessuno possa mettervi bocca. Viceversa chi ha l'handicap grave potrà farlo solo in seguito alle valutazioni politiche della partitocrazia. Da un punto di vista giuridico vuol dire che i disabili sono trattati da sudditi.
 
Sanitarizzazione della disabilità
  Nell’Allegato A c'è la sanitarizzazione della disabilità. Ciò accade in particolare:
-     dove richiesta “adeguata documentazione sanitaria” per la domanda per la vita indipendente;
-     dove gli imprevisti, che possono capitare al disabile per le necessità di assistenza personale, sono indicati soltanto di natura sanitaria.
  Da parte della Regione Toscana questa sanitarizzazione della disabilità significa:
-     essere indietro di 50 anni;
-     non capire nulla della disabilità;
-     aumentare enormemente la spesa sanitaria;
-     diminuire le possibilità di vita delle persone disabili;
-     sprecare il denaro che viene erogato mensilmente a dirigenti ed assessori del settore, che mostrano palesemente di non conoscere la materia e/o di fregarsene dei parametri imposti dall’art. 97 Cost.
Il reddito dell'interessato
  In Toscana ci sono più leggi regionali per cui l'Isee non va considerato per la vita indipendente di chi l'handicap grave.  Ciononostante, nell’Allegato A di questa delibera hanno rimesso la valutazione del reddito per stabilire l'entità del finanziamento per la vita indipendente.
  È insomma un modo per far rientrare dalla finestra ciò che il Consiglio Regionale ha fatto uscire dalla porta attraverso una legge. Quindi è una violazione di legge
 
Il tetto massimo mensile
  È previsto un finanziamento mensile massimo di 1.800 euro, ed è ribadito più volte che deve essere utilizzato attraverso regolari rapporti di lavoro.
  Questo vuol dire che vengono garantite al massimo 3-4 ore al giorno di assistenza personale per le persone davvero gravi.
  Non è necessario alcuna valutazione tecnica (quindi discrezionale), bensì un semplice accertamento tecnico è sufficiente per accertare che questo non consente assolutamente la vita indipendente.
  In altre parole è semplice capire che con 4 ore al giorno di assistenza personale, una persona con handicap grave non può farsi aiutare ad alzarsi, lavarsi, mangiare, far la spesa, cucinare, pulire la casa, andare a lavoro, fare un minimo di vita sociale, coricarsi ecc.
 
La rendicontazione
  Nonostante tutto questo la Giunta Regionale richiede la rendicontazione del 90% della spesa. Cioè chiedono questa rendicontazione a chi ha un handicap grave per cui magari non può scrivere da solo e gli viene garantito soltanto 4 ore al giorno al massimo di assistenza personale per tutte le necessità della vita.
  E viene richiesta questa documentazione, ad esempio a chi non può scrivere da sé, che invece non è richiesta per i ricchi finanziamenti per gli assistenti degli onorevoli.
  Come colmo della beffa per ovviare alle difficoltà di rendicontazione viene consentito l'utilizzo dei vouchers. La beffa sta nel fatto che non è possibile rendicontare il 90% della spesa per le troppe difficoltà derivanti dell'esiguità dei contribuiti, e per “ovviare” a questo vieni e consentito l'utilizzo dei vouchers, che costano al disabile ben più del normale lavoro dipendente e sono più difficili da utilizzare da un punto di vista pratico.
 
Raffaello Belli
13 marzo 2012