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  Oltre ai rilievi – molti dei quali condivisibili – avanzati da FISH Toscana e da ATP, questa Associazione esprime le seguenti ulteriori considerazioni.

Scandicci, 24 settembre 2018

 

 

Ai Consiglieri regionali della Toscana

 

 

 

Oggetto:contributo vita indipendente

 

 

  In merito all’argomento in oggetto, poiché:

  1. il contributo vita indipendente serve ai singoli disabili per esercitare in concreto le libertà che l’articolo 2 della Costituzione riconosce e garantisce come inviolabili;
  2. secondo dati di nostra conoscenza – riferiti però a sole 9 (nove) Zone Distretto su 26 (ventisei) – almeno 199 (centonovantanove) persone risultano ancora in lista d’attesa di ricevere il contributo vita indipendente pur avendone diritto;
  3. dagli ultimi dati ufficiali in nostro possesso relativi all’anno 2012, in media la cifra mensile erogata pro capite come contributo vita indipendente è di € 906,80;
  4. nonostante l’atto d’indirizzo allegato A alla DGRT 1329/2015 al secondo capoverso del paragrafo “destinatari” ponga a carico dell’Uvm l’onere della prova della non permanenza delle condizioni e dei requisiti per usufruire del contributo vita indipendente, molte zone escludono automaticamente i disabili dalla fruizione del suddetto contributo al compimento del 65esimo anno d’età. Dunque l’atto d’indirizzo stabilisce che al 65esimo anno di età i disabili devono essere esclusi dalla vita indipendente “soltanto se” non permangono più i requisiti. Viceversa, nella realtà pratica delle singole zone la permanenza nella vita indipendente non viene riconosciuta quasi mai, e più precisamente viene riconosciuta esclusivamente quando le singole zone ne hanno voglia. Questo significa ribaltare completamente quanto stabilito dall’atto d’indirizzo. A questo va aggiunto che nella stragrande maggioranza dei casi i requisiti permangono al 65esimo anno di età;

 

le scriventi Associazioni chiedono l’eliminazione delle liste d’attesae l’adeguamento degli importi erogati alle necessità degli utenti disabili.

 

  Inoltre, considerato quanto esposto al punto d, le scriventi Associazioni chiedonoche si vincolino le zone a far restare i disabili ultrasessantacinquenni nella vita indipendente fino a che non sia accertato il venir meno dei requisiti.

 

  Si richiama l’attenzione dei Consiglieri regionali sul fatto che – per accedere al contributo vitaindipendente – idisabili inlistad’attesa hanno la sola possibilità che qualche loro simile che ne fruisce crepi o vi rinunci.

 

  Distinti saluti

 

Associazione Vita IndipendenteONLUS

 

AssociazioneToscana Paraplegici ONLUS

 

Habilia ONLUS

 

AssociazioneParaplegici Aretini ONLUS

 

Associazione Vita IndipendenteBassa Val di Cecina ONLUS

 

Centro Studi e Documentazione sull'Handicap  -   Pistoia

 

AssociazioneParaplegici Siena ONLUS

 

Associazione Rotelle Attive  -  Prato

 

ASHaP Associazione Sportiva Handicappati ONLUS - Pisa

 

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  Si pubblica di seguito il nostro intervento alla audizione della III Commissione del Consiglio regionale della Toscana - 29 giugno 2017.

 

 

 

 

Precisazione preliminare

  Sebbene il punto 3 dell'ordine del giorno della seduta odierna sia "Audizionedelle Associazioni attive sul territorio che hanno richiesto di essere ascoltate sul Testo unico della disabilità", si fa presente che la richiesta di audizione da noi presentata a fine novembre 2016 non faceva alcun riferimento al testo unico, ma si richiedeva l'audizione sulle problematiche concrete della vita indipendente.  Quindi, su questo interverremo.

 

Premessa definitoria

  Per i disabili, vita indipendente significa vivere in condizioni di libertà comparabili con quelle delle altre persone, secondo i principi degli articoli 2 e 3 della Costituzione.    L'assistenza personale autogestita dal singolo disabile ne costituisce il prerequisito essenziale.

  L’erogazione del contributo vita indipendente dovrebbe garantire tutto ciò.  Già altre volte, abbiamo richiamato l'attenzione del Consiglio regionale sulla notevole insufficienza delle risorse destinate a tale scopo, tanto che il 17 febbraio 2016 lo stesso Consiglio aveva approvato all'unanimità una mozione in tal senso.

 

Esposizione molto sintetica dei problemi principali

  I disabili che fanno o intendono fare vita indipendente e autodeterminata riscontrano tuttora i seguenti problemi principali:

1.    alcune Zone – soprattutto Fiorentina sud est – hanno decurtato gli importi del contributo, tagliando di più a chi percepisce un contributo maggiore, cioè a chi ha maggiori necessità di assistenza personale:

·         ciò è l'esatto contrario di quanto prescrive l'articolo 3 della Costituzione, che impone di rimuovere gli ostacoli e non di crearne di ulteriori o di colpire chi ha più necessità;

2.    la zona Alta Val d’Elsa costringe ogni anno gli utenti a rifare il progetto imponendo loro di ridurlo:

·         anche questo è assolutamente inaccettabile;

3.     resta il problema delle liste d'attesa inevase:

·         almeno 90 persone in sole 5 zone di nostra diretta conoscenza;

4.    la Sds empolese e probabilmente anche altre complicano ulteriormente la vita dei disabili pretendendo mese per mese una rendicontazione con invio della copia della busta paga e della ricevuta del bonifico:

·         innanzitutto, premesso che la rendicontazione con l'obbligo di conservare la documentazione complica in maniera irragionevole la vita ai disabili, si fa presente che il rapporto di lavoro domestico non ha l'obbligo della busta paga;

·         inoltre, tale pretesa complica inutilmente e in modo grave la vita alle persone disabili, anche qui in palese contrasto con l'articolo 3 della Costituzione;

5.    per stanziare i fondi per la vita indipendente, prima la Giunta faceva la delibera per l’intero anno, ora invece la fa ogni sei mesi:

·         ciò aumenta ulteriormente e inutilmente il senso di precarietà degli utenti, anziché diminuirlo;

6.    da ultimo – solo in ordine di tempo – alcune Società della Salute come Fiorentina nord ovest si sono arrogate il diritto di mettere nuovi arbitrari paletti alla definizione di vita indipendente, respingendo domande con motivazioni palesemente insussistenti:

·         l’assistenza personale è la principale chiave della vita indipendente e non si può accettare che dei burocrati motivino il mancato accoglimento di una domanda con il fatto che essa contenga un progetto “puramente assistenziale”, quando l’assistenza personale è proprio ciò che consente alla persona interessata di svolgere una vita autodeterminata.

 

  Infine, ma non certo per importanza, si richiama l'attenzione del Consiglio sul fatto che la cifra massima di € 1.800,00 mensili consente ai disabili che la percepiscono di coprire una parte molto limitata delle necessità di assistenza personale, e quindi di fatto queste persone non possono fare realmente vita autodeterminata.

 

 

Conclusioni

  Come già sostenuto nella consultazione del 21 giugno u.s., "al momento [la pdl 98] è la soluzione migliore per venire incontro alle esigenze dei disabili che vogliono esercitare il diritto inviolabile a vivere in maniera indipendente e autodeterminata".  Cioè, se tale pdl venisse approvata, i problemi elencati sopra non sussisterebbero.    Perciò, si ribadisce l'assoluta priorità dell'approvazione della proposta di legge "istituzione dell'assegno regionale per l'assistenza personale per la vita indipendente e autodeterminata".

  In attesa dell'approvazione di questa proposta di legge, si richiede:

  1. ripristino delle somme tagliate;
  2. più fondi per la vita indipendente.