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Ingiustizie subite

Purtroppo, ai disabili capita molto spesso di incorrere in situazioni a loro sfavorevoli. Quindi, questa pagina vuole offrire loro la possibilità di far conoscere abusi ed ingiustizie di cui sono vittime.

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Quanto accaduto a Patrizia Pepe - socia dell'Associazione Vita Indipendente ONLUS della Toscana e attualmente rappresentante legale di quest'ultima - è di una gravità inaudita, soprattutto perchè l'argomento prevedibile dal momento che il Comune di Firenze non ha voluto mettere l'accessibilità ai disabili tra i requisiti per il rilascio delle licenze.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/09/02/firenze-sei-carrozzina-niente-taxi-per-te/3830798/

Si esprime tutta la nostra piena solidarietà a Patrizia.

 

La sera del 18 giugno 2016 avevo deciso di andare al cinema all'aperto in Piazza Santissima Annunziata a Firenze.

Quando arrivo all'incrocio fra piazza San Marco e via Cesare Battisti la Polizia Municipale mi impedisce di proseguire in auto perché c'è una corsa podistica.

Cerco di spiegare in tutte le maniere al poliziotto municipale che mi è assolutamente impossibile di andare a piedi fino a quella piazza e che si tratta solo di cento metri, quindi in auto solo qualche secondo, e non avrei dato noia a nessuno. Costui, in maniera indisponente, e anche un po' offensiva, fa muro.

Dopo un bel po' di discussioni costui decide di telefonare al suo superiore, il quale gli dice che in quel momento i podisti sono in via Pietrapiana, e anche il superiore dice che non posso proseguire. Spiego di nuovo al poliziotto municipale che ce l'avrei fatta benissimo prima che arrivassero i podisti, perché si tratta di circa cento metri, che in auto si fanno in qualche secondo. Il poliziotto municipale fa ulteriormente muro.

A questo punto da via della Colonna, cioè dall'altra direzione di marcia, vedo arrivare tre taxi, oltretutto a distanza di alcuni secondi uno dall'altro. Questo vuol dire che via della Colonna è ancora tutta libera (per chi non è di Firenze questo vuol dire che almeno 500 metri di strada sono ancora liberi), quindi ce l'avrei fatta abbondantemente con la mia auto. Insomma è proprio una beffa.

Fra l'altro questo conferma ulteriormente che, da quando è iniziata la discussione con quel poliziotto municipale, avrei potuto fare per numerose volte avanti e indietro quel breve pezzetto di strada che mi separa dal cinema. Ma costui continua a fare muro.

Mi vengono alcune riflessioni. Siccome i taxi sono transitati dall'altro senso di marcia, anch'io avrei potuto farlo in quel senso, e questo conferma ancor più l'assurdità di non consentirmi di fare nel mio senso di marcia i cento metri che mi separano dal cinema. Altre persone cosiddette normodotate se ne stavano andando tranquillamente a quel cinema e a me questo veniva impedito. È stato chiarito nel diritto costituzionale che l'accesso alla cultura rientra fra la “libertà di manifestazione del pensiero”, che viene ritenuta la più importante fra tutte le libertà inviolabili. La Convenzione dell'Onu sui disabili pone delle garanzie precise e molto stringenti per l'accesso alla cultura per i disabili. Non posso vedermi costretto a tornare a casa mentre tutti quelli che hanno voluto sono a quel cinema.

Tutto quello che sta accadendo è davvero troppo.

Sono sceso di macchina, ho tirato fuori il deambulare, appoggiandomi su di esso mi sono messo in ginocchio (meno male sono riuscito a non cadere) e mi sono sdraiato per terra lì in mezzo all'incrocio. Questo perché negare i più elementari diritti è come negarci la vita, e, se ci vogliono morti, lo devono vedere tutti quelli che vogliono vedere.

Il poliziotto municipale mi chiede se mi sento male e voglio l'ambulanza, gli dico di no.

Dopo poco si ferma un'auto della Guardia di Finanza. Uno dei due finanzieri mi ha chiede se mi va bene andare al cinema seguendo la loro auto con il lampeggiante acceso. Ovviamente gli dico di sì e mi aiutano a rialzarmi e a mettermi a sedere in macchina.

A quel punto un finanziere mi chiede se mi sta bene che loro vanno prima, ovviamente col lampeggiante acceso, a controllare se davvero c'è il cinema in piazza Santissima Annunziata. Insomma non mi credono. Ovviamente gli dico di sì e, guardandolo negli occhi, gli dico a patto che mi rispondesse onestamente.

Dopo pochissimo tempo tornano indietro con la loro auto e mi dicono di seguirli.

Arrivato in piazza, davanti al cinema, uno dei due finanzieri viene da me e mi chiede: “Tutto a posto?”

E io: “Sì, certo. Ci sono stati problemi?”

E lui: “No.”

Dopo aver parcheggiato in piazza vedo arrivare i podisti. Quindi se il poliziotto municipale mi avesse fatto passa appena sono arrivato, avrei potuto fare almeno 100 volte avanti e indietro quel brevissimo tratto di strada per arrivare in piazza Santissima Annunziata senza creare alcun disturbo, e mi sarei potuto vedere tutto il film con tranquillità come tutte le persone normodotate. Viceversa quel poliziotto municipale è stato indisponente e ha trattato con atteggiamento di superiorità.

E qui va almeno accennato ad un problema che può apparire molto spinoso. Cioè, come mi diceva un amico, a farci lottare sempre con il “sangue” per riuscire a vivere i diritti più elementari, ci costringono ad una vita più breve di quella che sarebbe possibile. E questo, per precisi motivi, è tanto più vero per chi, come me, è spastico. È uno dei nuovi modi più raffinati che vengono utilizzati per liberarsi il prima possibile di chi disturba, fra i quali chi non accetta la sottomissione cieca e le persone costrette a vivere da disabili.

A me pare assurdo che per andare a vedere un film un disabile debba fare tutto questo. Di sicuro, finché fra gli esseri umani ci sarà questo modo d'intendere l'intelligenza, che è la stessa che produce inquinamento, guerre ecc., questo pianeta, con i suoi tempi, non potrà far altro che cercare di liberarsi di noi, se non altro con i cambiamenti climatici.

Altrettanto sicuro è che i disabili inglesi hanno fatto una cosa molto importante nel riuscire a capire il cosiddetto “modello sociale della disabilità”, ora accolto anche in due punti della Convenzione dell'Onu sui disabili. In altre parole mi ha saputo ascoltare con molta intelligenza don Santoro quando, alla presentazione del mio ultimo libro ha sintetizzato bene il problema dando come titolo: “Disabili non siamo… ma ci fanno essere”.

Raffaello Belli

 

 

Sono un disabile motorio. In una bellissima giornata di metà agosto 2015 sono arrivato da solo con la mia auto al “Lago Santo” sul versante modenese dell'Abetone.

C'era una sbarra per potere arrivare in auto fino al lago. Tale sbarra veniva regolarmente aperta per i mezzi di servizio, e quindi anche per i mezzi che andavano a scaricare il materiale al punto di ristoro.

C'era un giovane di servizio con il badge di una cooperativa. Gli ho fatto presente che, se non mi apriva la sbarra, non sarei potuto arrivare al lago. Costui, sempre con un grande sorriso, mi ha detto più volte che questo è vietato. Gli ho detto: “Lei mi dice questo perché obbedisce a degli ordini, ma, se Le ordinano di sodomizzare quel signore, che sta passando ora, Lei lo fa?” Per fortuna lui mi ha risposto di no. E io gli ho chiesto: “Allora perché mi vuole sodomizzare me?” E lui, sempre con un grande sorriso: “E' vietato.”

Raffaello Belli

Ho dei movimenti involontari e dovevo fare un piccolo intervento in un ospedale di Firenze.

In primo luogo non è stata attuata nessuna priorità per i disabili (come previsto dal co. 3 dell'art. 3 della legge 104 del 1992). Questa priorità non è stata minimamente adottata né per quanto riguarda la visita iniziale e neanche per tutto quello che riguarda i trattamenti di preospedalizzazione. Questo è grave sia perché è una violazione di legge e sia perché il disabile deve pagare l'assistente personale, e quindi se, ad esempio, deve aspettare un’ora per una visita, questa attesa gli viene a costare in termini di denaro vivo (per la retribuzione dell’assistente personale), mentre ad un non disabile non costa in questi termini. Inoltre, o forse soprattutto, di regola, i disabili gravi hanno pochissima assistenza personale, per cui, se deve utilizzare l’assistenza personale per lunghe attese in ospedale, il disabile può poi trovarsi costretto a gravi rinunce, ad es. nel mangiare, nel lavarsi ecc. perché le ore di assistenza personale si sono esaurite nell’attesa in ospedale.